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Il ddl del Governo sulla qualità del pomodoro "dimentica" l´origine


E’ particolarmente grave che tra gli standard di commercializzazione dei derivati del pomodoro previsti nello schema di disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri non sia previsto l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta, dopo che nel 2011 si è verificato un aumento del 17 per cento delle importazioni dalla Cina di derivati del pomodoro per un totale di 113 milioni di chili, pari al 15 per cento della produzione di pomodoro fresco italiana destinato alla trasformazione".

A denunciarlo è la Coldiretti nel commentare lo schema di disegno di legge contenente la disciplina dei requisiti di qualità che devono possedere i prodotti trasformati dal pomodoro fresco per poter essere commercializzati.

"E’ una occasione perduta – sostiene la Coldiretti - per estendere l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta dalla passata a tutti gli altri derivati del pomodoro nel rispetto della legge approvata dal Parlamento italiano che obbliga a indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti".

Una necessità per evitare gli inganni del falso Made in Italy come quello evidenziato dalla condanna inflitta del Tribunale di Nocera Inferiore nei confronti di un imprenditore dell´agro nocerino-sarnese che aveva commercializzato come italiano del concentrato di pomodoro importato dalla Cina con la semplice aggiunta di acqua e sale.

Mentre ai coltivatori italiani di pomodoro non viene riconosciuto un compenso adeguato, le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina sono praticamente quadruplicate in Italia negli ultimi dieci anni e rappresentano oggi la prima voce delle importazioni agroalimentari dal gigante asiatico.

Dalle navi sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro.




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